Uno degli sviluppi più sorprendenti delle ultime settimane è la fine del carry trade, una strategia che consiste nel prendere in prestito una valuta a basso tasso di interesse e investire il denaro ricevuto in una ad elevato tasso di interesse. Tuttavia, affinché questa strategia funzioni, sono necessarie due condizioni indispensabili: un’ampia divergenza tra tassi di interesse e una bassa volatilità. Il differenziale dei tassi di interesse tra le principali economie si è ridotto drasticamente e il contesto politico-economico più incerto ha riacceso la volatilità, annullando l’efficacia della strategia. Non escludiamo che questa dinamica possa rafforzarsi ulteriormente nei prossimi mesi con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane, evento storicamente piuttosto favorevole per il dollaro statunitense!
Dopo due anni di stagnazione economica e un buon primo trimestre del 2024, l’Eurozona sta scivolando ancora una volta in una crisi e il taglio dei tassi da parte della BCE non cambierà la situazione. Inoltre, gli afflussi di capitali stranieri alla ricerca di aziende sottovalutate nel mercato europeo, che per un certo periodo dell’anno hanno sostenuto la moneta unica, stanno ora abbandonando il continente. E dove sarebbero diretti? Negli Stati Uniti, dove l’economia continua a sovraperformare. Questo scenario sarebbe strutturalmente ribassista per la coppia EUR/USD.
In un panorama di crescenti rischi politici nel continente europeo, sarà sicuramente complicato per la coppia EUR/GBP superare quota 0.8490-0.8500 nel breve termine.
Il dollaro statunitense continua a beneficiare di un relativo apprezzamento contro quasi tutte le valute del G10, compresa la sterlina. Il raffreddamento dell’inflazione core negli Stati Uniti è un segnale sicuramente positivo e se questa tendenza dovesse continuare nei prossimi due mesi, l’allentamento monetario statunitense potrebbe iniziare a settembre. In questo scenario, ipotizziamo un unico taglio dei tassi di 25 punti base quest’anno, seguito da solamente altre tre manovre nel 2025. La politica monetaria statunitense è destinata a rimanere restrittiva ancora per un po’, sostenendo il dollaro. In unione con la più ripida curva dei Glit del Regno Unito, questo scenario crea la combinazione perfetta per riportare il tasso di cambio GBP/USD al di sotto di 1.2500.
L’internazionalizzazione della valuta cinese continua, interrotto solo improvvisamente dalla tripla svalutazione dell’agosto 2015. Secondo i dati doganali cinesi pubblicati a fine giugno, la quota di merci e servizi pagati in CNH dal Paese è superiore del 30% al picco del 2015. Sul fronte dei cambi, sembra chiaro che le autorità cinesi privilegiano la stabilità. Ciò verrà probabilmente ribadito in occasione del Terzo Plenum, che avrà inizio il 15 luglio e che fisserà i principali obiettivi economici del Paese.
Non c’è molto da segnalare su questa coppia per questo mese, la tendenza rimane chiaramente al rialzo. Per il momento la Banca Nazionale Svizzera ha sospeso i suoi interventi diretti sul mercato monetario, salvo manovre molto sporadiche a fini contabili.
Ops! Brutta sorpresa sul fronte dell'inflazione in Canada, e nessuno se l’aspettava. L'indice dei prezzi al consumo di maggio è salito al 2,9% annualizzato rispetto al 2,6% previsto. Questa è una pessima notizia e la Banca del Canada potrebbe riflettere due volte prima di tagliare nuovamente i tassi. A nostro avviso, queste dinamiche potrebbero penalizzare anche il dollaro canadese. In ogni caso, non è il modo peggiore per ricordare che la battaglia contro l’inflazione non è finita ovunque
Il Canada non è l’unico paese in cattive condizioni sul fronte dell’inflazione. Anche l’Australia ha dovuto affrontare una brutta sorpresa, nella misura in cui la Reserve Bank of Australia potrebbe aumentare il tasso di riferimento ad agosto. Se confermato, ciò sarebbe in qualche modo positivo per il dollaro australiano. Nel lungo termine, tuttavia, crediamo ancora nella spinta rialzista della coppia EUR/AUD.
Cosa aspettarsi? Nelle ultime due settimane il Giappone è passato all’offensiva, scontento delle continue debolezze dello yen. Per questo motivo, sono possibili nuovi interventi sul mercato monetario, esattamente come quello di inizio maggio. Sfortunatamente per il Giappone, è improbabile che possa ottenere un apprezzamento duraturo della valuta nazionale, per quanto non sia invece da escludere che potrebbe riuscire a stabilizzare lo yen in un intervallo che stimiamo possa essere compreso tra 167 e 170 per il cambio EUR/JPY, come già avvenuto all’indomani della crisi finanziaria. Attualmente le quotazioni sono al di sopra di 173.
Come previsto, nella riunione di giugno la banca centrale ungherese ha ridotto il ritmo dei tagli dei tassi a 25 punti base. La Forward Guidance è stata un fattore importante per spiegare l’apprezzamento della valuta nazionale. La banca centrale ha segnalato che potrebbe optare per una pausa nella politica monetaria, nonostante gli evidenti miglioramenti sull’inflazione, per quanto riteniamo che lo status quo monetario possa continuare per il resto dell’anno. Si tenga presente che il potenziale di rialzo dell’HUF è limitato a nostro avviso a causa dell’indebolimento del contesto internazionale, caratterizzato da un rischio geopolitico più elevato, delle tensioni sui prezzi del petrolio (il WTI è in rialzo di 10 dollari in un mese) e delle prospettive sulle elezioni presidenziali americane il 5 novembre, che potrebbero stimolare la ritirata verso le valute meno rischiose.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un aumento della volatilità legata ai fattori macroeconomici e ai rischi geopolitici. Non sorprende che questo scenario sia perfetto per il dollaro statunitense, che potrebbe tornare ad essere valuta rifugio per gli investitori, soprattutto nella seconda metà dell’anno, con l’avvento delle elezioni presidenziali aericane. In queste condizioni, sarà sicuramente difficile per l’HUF sovraperformare l’USD nei prossimi mesi, nonostante il miglioramento macroeconomico in corso in Ungheria, soprattutto nel mercato del lavoro.
DATA | VALUTA | EVENTO |
15/07 | CNH |
Terzo Plenum del Partito Comunista Cinese |
17/07 | EUR | Dati sull’inflazione dell’Eurozona |
18/07 | EUR |
Riunione della Banca Centrale Europea |
24/07 | CAD |
Riunione della Bank of Canada |
31/07 | JPY |
Riunione della Bank of Japan |
31/07 | USD | Riunione della Federal Reserve statunitense |