I pessimisti, che l’anno scorso avevano previsto una recessione negli Stati Uniti, si sono fino ad ora sbagliati. Gli ottimisti che avevano invece stimato una crescita più marcata per il periodo post-Covid, devono adeguare le proprie aspettative, a fronte del rallentamento in corso. L’economia mondiale è sul filo del rasoio. Le prospettive di sviluppo dei prossimi mesi, dipenderanno principalmente da tre fattori: (1) la capacità della Cina di ripristinare la fiducia perduta dei suoi cittadini; (2) il passaggio dell’Eurozona da una politica fiscale neutrale ad una prettamente espansiva; e infine (3) la forza della spesa al consumo statunitense. Per il momento, considerato il livello di avversione al rischio e le forti vendite sui mercati azionari, è probabile che il dollaro continui ad apprezzarsi.
Massimo: 1.0947 Minimo: 1.0488 Variazione: -2.91%
L'euro è in una lenta spirale discendente. Nelle ultime settimane, l’apprezzamento generalizzato del dollaro statunitense sul mercato dei cambi, potrebbe giustificare il deprezzamento dell’euro. Tuttavia, riteniamo che ci sia ulteriore spazio per un potenziale ribasso, almeno fino alla fine dell’anno. Il mercato non ha ancora pienamente scontato una possibile recessione dell’Eurozona, tantomeno un’inflazione ostinatamente al di sopra dell’obiettivo del 2%, fissato dalla Banca Centrale Europea. Questa situazione potrebbe idealmente riportare la coppia EUR/USD in zona 1.0350-1.0400, prima della fine del 2023. Nonostante a nostro avviso si tratti di una previsione piuttosto prematura, alcuni tra gli analisti più pessimisti, stimano che il tasso di cambio potrebbe addirittura ricadere sotto la parità.
Massimo: 0.8722 Minimo: 0.8517 Variazione: +0.65%
A settembre, la Banca d’Inghilterra ha colto di sorpresa il mercato valutario, optando per una pausa sulle manovre di politica monetaria, a seguito dell’ultimo rialzo dei tassi di 25 punti base effettuato ad agosto. Secondo le nostre stime, è ormai probabile che sia stato raggiunto il picco, all’attuale 5.25%. Nonostante ciò, un ulteriore aumento potrebbe essere possibile a seconda della traiettoria dell’inflazione, per quanto questo non rappresenti né le nostre previsioni, né lo senario prospettato dal mercato monetario, che stima un tasso di interesse del 5.37% in tre mesi. A nostro avviso, indipendentemente dall’andamento economico e dalle manovre di politica monetaria del Regno Unito, la coppia EUR/GBP dovrebbe oscillare all’interno dell’intervallo di negoziazione degli ultimi mesi, con base in area 0.8500-0.8600, nonostante rimanga uno dei tassi di cambio che sperimenti la volatilità più debole.
Massimo: 1.2961 Minimo: 1.2579 Variazione: -0.92%
Siamo in un mondo in cui prevale la supremazia del dollaro. Escludendo un’improvvisa ed improbabile inversione della traiettoria economica mondiale, le posizioni rialziste sul dollaro statunitense continueranno verosimilmente a crescere. Il mercato è in una fase di avversione al rischio, che potrebbe portare ad un continuo deprezzamento della sterlina nei confronti del dollaro. La possibilità che l’economia britannica possa sprofondare nella stagflazione ovviamente non aiuta, ma piuttosto incoraggia gli investitori stranieri a lasciare il Regno Unito, esercitando ulteriore pressione a ribasso sulla divisa nazionale.
Massimo: 7.9703 Minimo: 7.6830 Variazione: -2.36%
Le fluttuazioni più violente del mercato dei cambi si sono verificate in Asia. Il tasso di cambio effettivo reale dello yen giapponese è ad un minimo di 50 punti, e 22 punti base al di sotto del tasso di cambio effettivo reale dello yuan cinese. Questa situazione sta provocando enormi pressioni sulla Banca Popolare Cinese, affinché deprezzi lo yuan o accetti una maggiore deflazione interna. A nostro avviso, nel breve termine si potrebbe escludere la prima opzione, poiché ciò potrebbe accelerare la fuga di capitali dalla Cina. Di conseguenza, il Paese non avrà altra scelta che optare per la deflazione. In ogni caso, tutte le decisioni che il Governo cinese sarà chiamato ad intraprendere, sono poco auspicabili.
Massimo: 0.9687 Minimo: 0.9520 Variazione: +1.28%
E’ stato inaspettato. La maggioranza degli operatori di mercato si aspettava che la Banca Nazionale Svizzera alzasse ulteriormente i tassi di interesse di riferimento a settembre, al fine di ridurre il divario con quelli fissati dalla Banca Centrale Europea. Tuttavia, ciò non è avvenuto è non sono state varate nuove manovre di politica monetaria, innescando una massiva liquidazione di posizioni rialziste sul franco svizzero. Al momento, è troppo presto per sapere se la coppia EUR/CHF potrà tornare alla parità, ma date le sfide economiche dell’Eurozona, ne dubitiamo fortemente nel breve termine. È invece più probabile che il tasso di cambio si stabilizzerà tra 0.9600 e 0.9800 nelle prossime settimane.
Massimo: 1.4824 Minimo: 1.4174 Variazione: -3.38%
Il dollaro canadese continua a beneficiare dell’impennata estiva del prezzo del petrolio (+38% in tre mesi), ed è probabile che questa situazione si mantenga stabile. Secondo le previsioni di Bloomberg relative al quarto trimestre, si stima che il mercato petrolifero registrerà mediamente un deficit di offerta di 3 milioni di barili al giorno. Non è da escludere quindi che il prezzo del petrolio possa stabilizzarsi intorno ai 100-105 dollari al barile. Questa notizia è piuttosto positiva per il dollaro canadese, che potrebbe godere di nuovi afflussi di capitali. Nel lungo termine però, nutriamo ancora riserve sulle condizioni economiche canadesi. Riteniamo infatti che la Banca del Canada taglierà i tassi di interesse prima della Federal Reserve americana, a causa della grande influenza del settore immobiliare (circa il 40% del PIL canadese). Ma per ulteriori valutazioni è necessario attendere il prossimo anno.
Massimo: 1.6884 Minimo: 1.6473 Variazione: +3.49%
Non dovrebbero esserci sorprese da parte della Reserve Bank of Australia (RBA) per questa settimana, che probabilmente lascerà nuovamente invariata la sua politica monetaria. L’aspetto cruciale è che l’inflazione continua a calare, mentre l’aumento dei tassi di interesse comincia a causare gravi fragilità sul settore immobiliare, rendendo più probabile una pausa prolungata. Ciò non significa però che il ciclo di stretta della RBA sia giunto al termine, e non sono da escludersi ulteriori inasprimenti a seconda dei dati macroeconomici. Attualmente però, i venditori hanno ancora il sopravvento sulla coppia EUR/AUD.
Massimo: 159.82 Minimo: 156.59 Variazione: -0,73%
Da questa coppia, arriva la buona notizia di settembre. Lo yen giapponese si è rafforzato rispetto all’euro, senza che la Banca del Giappone sia intervenuta sul mercato dei cambi. Ma nulla è perfetto. Lo yen continua a crollare rispetto al dollaro americano, creando non pochi problemi. Nel breve termine, riteniamo però che la coppia EUR/JPY possa riuscire a stabilizzarsi. Per sperare in un sostanziale apprezzamento della divisa nipponica, la Banca Centrale Giapponese sarà chiamata a normalizzare la propria politica monetaria, probabilmente entro dicembre.
Massimo: 394.65 Minimo: 383.90 Variazione: +2.52%
Come previsto, la Banca Centrale Ungherese ha semplificato gli strumenti a sua disposizione per condurre le proprie manovre di politica monetaria, e ha mantenuto la promessa di tagliare i tassi di interesse di riferimento di 100 punti base a settembre. Una nuova fase di normalizzazione potrebbe essere iniziata, nonostante le numerose incertezze economiche (che potrebbero portare l’Ungheria in recessione), e le crisi globali. Per quanto i tassi di interesse nazionali siano più attrattivi rispetto a quelli di altri Paesi europei, dubitiamo che il fiorino possa essere oggetto di un rally nel breve termine, data la prevalente avversione al rischio sul mercato dei cambi.
Massimo: 375.88 Minimo: 345.82 Variazione: +5.45%
Il dollaro americano continua ad apprezzarsi e i traders valutari sembrano favorire questa evidenza. In periodi di elevata incertezza sull’andamento economico e sulle prospettive future dei tassi di interesse, è meglio evitare i rischi e optare per l’acquisto di beni rifugio, tra cui il dollaro statunitense. Ci aspettiamo quindi che la divisa americana continui a rafforzarsi contro il fiorino ungherese, almeno fino all’inizio del prossimo anno, quando la Federal Reserve potrebbe iniziare a modificare la propria politica monetaria. Nel medio termine, il fiorino non dovrebbe avere un’influenza significativa sulla coppia USD/HUF
DATA | VALUTA | EVENTO |
06/10 | USD | Dati occupazionali di settembre degli Stati Uniti |
12/10 | USD | Inflazione di settembre degli Stati Uniti |
18/10 | GBP | Inflazione di settembre del Regno Unito |
18/10 | EUR | Inflazione di settembre dell'Eurozona |