Il dollaro statunitense dovrebbe crollare nel 2024. O almeno, questo è ciò che prevedono gli analisti delle principali banche d’affari, che stanno scommettendo sul sorpasso dell’economia europea rispetto alla sua controparte statunitense. Questo dovrebbe portare ad un nuovo afflusso di capitali in Europa, capace di rafforzare a sua volta l’euro. Noi siamo scettici a riguardo. Negli ultimi due anni, l’Eurozona è stata sull’orlo della recessione, mentre l’economia americana è ha esibito sorprendente dinamicità, in gran parte grazie al boom della spesa pubblica (il deficit di bilancio ha raggiunto il 7% del PIL). Fatichiamo ad immaginare come questo scenario possa invertirsi nel 2024 e, esattamente come i gestori di fondi di investimento e gli hedge funds, siamo dubbiosi sulle proiezioni degli analisti circa un possibile declino strutturale del dollaro.
Massimo: 1.1124 Minimo: 1.0723 Variazione: +0.78%
A nostro avviso, il mercato è troppo pessimista riguardo al dollaro statunitense, e l’euro è troppo sopravvalutato rispetto ai fondamentali economici. Riteniamo che un tasso di cambio EUR/USD ideale capace di rappresentare le attuali condizioni, sia in prossimità di 1.05, anche se dubitiamo che tale livello possa essere raggiunto nel brevissimo termine, ma piuttosto di un obiettivo per il primo trimestre, soprattutto se la BCE dovesse agire sui tassi di interesse prima della FED. Inoltre, qualora l’economia statunitense dovesse sorpassare quella dell’Eurozona (come riteniamo probabile), i flussi di capitale verso gli Stati Uniti potrebbero aumentare ulteriormente. Questo fattore strutturale potrebbe essere sufficiente a sostenere un apprezzamento del dollaro nel lungo periodo. Siamo quindi molto scettici riguardo alle stime di alcuni economisti ed analisti che prevedono che il biglietto verde entrerà in un prolungato ciclo di ribassi causato dal calo della produttività del Paese, dal rallentamento economico e dal processo di de-dollarizzazione. Secondo le nostre opinioni, queste argomentazioni non sono sufficienti e alcune addirittura errate nei fatti. Sorprendentemente, i dati più recenti mostrano infatti un aumento della produttività negli Stati Uniti.
Massimo: 0.8717 Minimo: 0.8521 Variazione: +0.79%
La Banca d’Inghilterra non è riuscita a convincere i mercati valutari, non ancora pronti a scontare una manovra di politica monetaria dettata dall’inizio dei tagli sui tassi, che potrebbe portare ad una sostanziale svolta nel breve termine. Gli operatori del mercato monetario prevedono quattro ribassi dei tassi nel 2024, scenario che nemmeno noi escludiamo. Nel breve periodo è tuttavia probabile che la sterlina possa trarre vantaggio dai toni piuttosto aggressivi della BOE, per cui non fatichiamo ad ipotizzare un nuovo test della zona 0.8550.
Massimo: 1,2804 Minimo: 1,2502 Variazione: -0,04%
La coppia GBP/USD ha chiuso il 2023 in modo abbastanza stabile. La sterlina ha registrato un rimbalzo all’inizio di dicembre, in concomitanza delle scommesse degli investitori su un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve americana, cha ha provocato un deprezzamento del dollaro statunitense. In uno scenario sempre più caratterizzato dall’avversione al rischio (ultime fra tutte le recenti tensioni nel Mar Rosso), rimaniamo quindi scettici sulle capacità della sterlina di sovraperformare il biglietto verde nel lungo periodo.
Massimo: 7.9420 Minimo: 7.7083 Variazione: +0.44%
Coloro che scommettono su un massiccio stimolo monetario da parte del Governo cinese, rimarranno delusi nel 2024. La Central Economic Work Conference, tenutasi a Pechino all’inizio di dicembre, ha stabilito due priorità sul fronte economico: nessun aumento della spesa pubblica e tagli fiscali molto modesti, limitati ai settori high tech e manufatturiero. Allo stesso tempo, la Cina vorrebbe mantenere stabile la propria divisa ad ogni costo. Ci aspettiamo quindi che il tasso di cambio EUR/CNH si attesti tra 7.70 e 7.90, almeno nel breve termine.
Massimo: 0.9657 Minimo: 0.9257 Variazione: -1.47%
A metà dicembre la Banca Nazionale Svizzera ha dichiarato di non voler più porre la propria attenzione sulle vendite di divisa estera, ritenendo che le condizioni monetarie siano ad oggi adeguate. Questo rappresenta un importante cambio di rotta da parte della Banca Centrale, in evidente accordo con le attuali quotazioni del tasso di cambio EUR/CHF.
Massimo: 1.4929 Minimo: 1.4549 Variazione: -0.61%
In linea con le attese, la Banca del Canada ha lasciato invariati i tassi di interesse a dicembre, confermando come gli attuali livelli stiano chiaramente frenando la spesa e riducendo l’inflazione più velocemente del previsto. Sebbene questa rappresenti una buona notizia, non è sufficiente ad escludere un ultimo rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale, che potrebbe agire in misura precauzionale nel primo trimestre di quest’anno. In teoria, questo scenario sarebbe positivo per il dollaro canadese, anche se non dobbiamo dimenticare che è fondamentale il peso dei diversi fattori esterni (come, ad esempio, lo stato di salute dell’economia statunitense).
Massimo: 1.6604 Minimo: 1.6167 Variazione: -0.64%
Ipotizziamo che la fine del ciclo di stretta monetaria in Australia sia imminente, in virtù della debolezza della crescita economica, del rallentamento della crescita salariale, e dell’ormai ben avviato processo di disinflazione. Nonostante ciò non sarebbe da escludere, qualora le condizioni economiche lo richiedano, un potenziale rialzo finale a febbraio, che potrebbe portare il tasso ufficiale di riferimento al 4.6% e dare nuovo slancio al dollaro australiano.
Massimo: 162.26 Minimo: 153.20 Variazione: -1.92%
Non sorprende che la Banca del Giappone abbia lasciato invariata la propria politica monetaria a dicembre. Nonostante ciò, abbiamo notato un significativo cambiamento di tono, che potrebbe aprire le porte ad un rialzo dei tassi di interesse all’inizio del 2024. Unico avvertimento: non è sicuramente una certezza. Questo scenario è stato già ipotizzato da tempo, ma alla fine non si è ancora concretizzato. Tuttavia, se ciò dovesse accadere, sarebbe ovviamente un’ottima notizia per lo yen giapponese.
Massimo: 385.74 Minimo: 376.77 Variazione: +0.26%
Il 2023 è stato sicuramente un anno turbolento per l’Ungheria. Non escludiamo che la Banca Centrale ungherese possa accelerare il ciclo di allentamento monetario all’inizio del 2024, passando da tagli dei tassi di 75 a 100 punti base potenzialmente già da gennaio, sostenendo così l’economia nazionale ancora fortemente debilitata. Dal punto di vista valutario, dubitiamo che il tasso di cambio EUR/HUF sia in grado di superare la soglia di 400.00 per un periodo di tempo prolungato nel 2024, mentre nel breve termine non escludiamo oscillazioni tra 370 e 390.
Massimo: 357.03 Minimo: 342.29 Variazione: -0.61%
Nel corso del 2023, il dollaro statunitense si è deprezzato di oltre il 7% rispetto al fiorino. Il calo del biglietto verde non riflette però una rinnovata fiducia nella divisa ungherese, ma bensì l’aspettativa di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nel 2024. Dato che il mercato monetario valuti come assodato questo scenario, ciò porta automaticamente ad un ribasso di tutti gli asset denominati in dollari. Siamo tuttavia scettici che questo deprezzamento possa durare a lungo.
DATA | VALUTA | EVENTO |
02/01 | AUD | Riunione della Banca Centrale |
05/01 | USD | Dati sull'occupazione statunitense di dicembre |
11/01 | USD | Inflazione statunitense nel mese di dicembre |
15/01 | USD | Caucus dell'Iowa. Prima fase delle elezioni presidenziali statunitenseRiunione della Banca Centrale |
30/01 | HUF | Riunione della Banca Centrale |
31/01 | USD | Riunione della Banca Centrale |